Alberto “Tripede” Quarello: conosciamolo meglio!
Conosciamo il nostro Alberto Quarello alias “Tripede” fresco vincitore di una bella medaglia internazionale. Ecco qualche domanda per capire cosa combina il nostro capitano del Winter Triathlon.
– Alberto, la stagione 2016 è appena terminata, ma tu sei il nostro capitano per il Winter Triathlon, per cosa ti stai preparando e dove porterai i nostri atleti “polari”?
La stagione 2017 è alle porte soprattutto per noi della triplice invernale, anzi per me è già iniziata !
Sono appena tornato (con tanto di inatteso primo posto di categoria) dalla Romania dove si è svolta una tappa di Coppa Europa ed ora sono in partenza con la nostra punta di diamante Fabrizio Garetto per i campionati europei in Estonia.
Ma l’obiettivo di squadra è sbarcare in massa a Campodolcino dove si svolgeranno i campionati italiani individuali e a squadre il 26 febbraio.
Il 5 marzo poi i più ardimentosi concluderanno gloriosamente la stagione cimentandosi nell’inedito “Tri Marathon” di Cogne, primo winter di lunga distanza in Italia ( 10 km run – 20 km bike – 15 km ski ), possibile anche a staffetta.
– Prevedi qualche allenamento di gruppo prima delle gare, puoi dare dei riferimenti?
In verità quest’anno grazie alle condizioni meteo finalmente propizie siamo in pista già da un po’. Ogni sabato saliamo a Pragelato per sciare e pedalare su neve. Alcuni più fortunati riescono ad aggiungere anche una seconda uscita infrasettimanale, a cui come capitano non posso ovviamente esimermi dal partecipare !
Con piacere abbiamo accolto molti volti nuovi nel winter team, promettenti, motivati e pronti a mettersi in gioco.
– Adesso veniamo a te e cerchiamo di conoscerti: sappiamo che hai un agriturismo (La Dogliola) e che produci vino, ci dici qualcosa in merito?
Avevo…Dopo averla creata e fatta crescere ho recentemente lasciato la mia creatura in altre mani pronto a partire per nuove avventure professionali.
Una scelta non facile, ponderata e lungamente meditata, dettata dal mio desiderio di libertà e di nuovi stimoli.
In particolare sento forte il richiamo del mare per cui dopo vent’anni in città e vent’anni in campagna i prossimi venti saranno accompagnati dallo sciabordio delle onde, da corsette al tramonto, da nuotate mattutine in stile “Magnum P.I.”.
Di vino ne ho comunque una buona scorta, dovrebbe durarmi per tutto il periodo !
– Il triathlon, quando lo hai conosciuto e come hai cominciato?
Tutto cominciò per via dell’ex di una mia “fiamma” che lo praticava…io avevo corso la mia prima maratona e cercavo una nuova sfida…comprai una bici da strada e due mesi dopo, con circa 60 km pedalati, affrontavo il primo sprint. Seguirono l’olimpico, il medio e 6 mesi dopo concludevo il mio primo Ironman…Quella “fiamma” si è spenta ma quella del triathlon arde fortissimo, sono riconoscente a quella ragazza.
Certo sarebbe stato meglio cominciare vent’anni prima, se solo avessi dato retta ad un signore coi baffoni che me lo aveva consigliato ! Era un certo Pierangelo Biglia, la cui memoria sono stato felice di onorare lo scorso agosto partecipando ( e faticando non poco… ) alla gara di Avigliana.
– Se non sbaglio il tuo primo Ironman è stato in Nuova Zelanda, ci racconti qualcosa di una gara così distante.
Il mio primo “superlungo” è stato l’Elbaman ma pochi mesi dopo in effetti sono volato dall’altra parte del mondo ( 24 ore di volo ! ) regalandomi un bel viaggio alla scoperta di una terra mitica per chi ama la cultura sportiva e partecipando alla gara di Wanaka, un posto meraviglioso, dove mi piacerebbe tornare in estate ( cioè nel loro inverno ) per gustarmi gli spazi infiniti cogli sci ai piedi.
La cosa più difficile, a parte gareggiare con oltre 30 gradi venendo dalle temperature sottozero di quel gennaio, fu trovare la bici con cui gareggiare ! Non volevo rischiare di perderla in qualche aeroporto e così la noleggiai laggiù, facendo inorridire molti colleghi.
Era una delle prime edizioni, eravamo pochi alla partenza ed io l’unico italiano ovviamente: quanto tifo mi fecero i “kiwis” !
– Poi con gli Ironman ci hai preso gusto, nel tuo curriculum si contano molti traguardi tra cui alcuni anche piuttosto impegnativi come Embrun. Quali ricordi con più piacere e perché?
Proprio così ! Sono passati 10 anni e sono giunto a quota 14 ma la voglia di “Iron” non passa affatto. Di Elbaman in carniere ne ho 5 per cui evidentemente gli sono particolarmente affezionato e sono felicissimo che stia continuando a crescere come evento anche perché lo organizza un amico dallo spirito un po’ ribelle come me. Embrun resta per me LA gara, sono particolarmente orgoglioso di averlo concluso 2 volte e conto di tornarci per festeggiare i 50. Nizza è stata certamente la mia migliore prestazione, ne adoro il percorso ciclistico, anche tra i paesaggi lunari di Lanzarote mi sono difeso, a Bergen, in Norvegia sono stato più forte del freddo e resto l’unico italiano finisher, a Copenaghen è stato emozionante correre la maratona col supporto di tanti amici danesi conosciuti in agriturismo, a Roth vorrei tornare perché l’ho fatto tutto sotto la pioggia, insomma ogni Iron è uno scrigno di ricordi indelebili. L’esperienza dell’Ironscience all’isola dell’Asinara rimane però la più memorabile, sia per la cornice paradisiaca, sia per il contesto umano ( noi pochi fortunati partecipanti siamo tuttora molto legati ) sia per la peculiarità della sfida: provate voi a tagliare il traguardo ed eseguire la spirometria !
Quale sarà il prossimo? Non ho ancora deciso, ma credo uno della famiglia “extreme”…
Di certo sarà un bel “trip” !